La Chiesa della Madonna della Salute fino alla metà del XIX secolo era dedicata a San Michele e apparteneva all’omonimo monastero benedettino. Il primo documento che menziona il monastero è il testamento della vedova Spreza de Dominiko del 1271, che lascia alcuni terreni al monastero di San Michele a Veglia. La chiesa risale all’alto Medioevo.
Fino ad oggi è stata conservata la basilica a tre navate costruita in stile romanico. È orientata in direzione est-ovest, e originariamente aveva tre absidi semicircolari alla terminazione orientale, di cui ne è rimasta conservata solo quella centrale con un altare dedicato alla Madonna. Fino alla metà del XIX secolo, l’altare principale era dedicato a San Michele, mentre il cambio del titolare avvenne a causa dell’epidemia di colera e con la speranza che la Madonna potesse fornire protezione. Sulla facciata occidentale si trova un campanile a due livelli con la terminazione piramidale, parte integrante della chiesa. I monaci vissero nel monastero fino alla metà del XV secolo, poi arrivarono gli abati secolari, sacerdoti veneziani. Nel 1616, l’abate secolare del monastero Negri scrisse al doge che gli edifici del monastero furono trasformati in rovine perché furono rimosse dai tetti le tegole che vennero utilizzate per coprire gli insediamenti militari. Negri chiese che gli edifici vengano riparati e sottolineò che questo materiale fu stato preso a beneficio della Repubblica.
Sebbene solo la chiesa e la storia del complesso benedettino rimangano conservate fino ad oggi, i resti menzionati la dicono lunga sulla tradizione monastica di Veglia.